NOVEMBRE   2011      26      

 

-notizie-

 

 

 

Casella di testo: Le  sperimentazioni in valle di s. Lucano sono state realizzate  
con il contributo determinante del Consorzio dei Comuni 
del Bacino Imbrifero Montano del Piave di Belluno

Luglio 2011:

 

SECONDA CAMPAGNA

DI METALLURGIA SPERIMENTALE

IN VALLE DI SAN LUCANO

 

 

Anche quest’estate in valle di s. Lucano di Taibon … i fumi di zolfo sono saliti in alto … .

In altre parole , il 27, 28, 29 e 30 luglio 2011, ARCA ha organizzato la sua SECONDA CAMPAGNA ARCHEOMETALLURGICA, di nuovo in collaborazione con il Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova.

Come nel luglio 2010, il Consorzio BIM-PIAVE di Belluno ha dato un contribuito determinante alla sua realizzazione; un particolare ringraziamento va a    Bruno Zanvit, nel ruolo di Presidente di Vallata, che per la seconda volta ha accolto il nostro progetto nella lista delle proposte dell’Agordino meritevoli di essere prese in considerazione da parte del BIM. 

L’altro sostanzioso contributo è costituito, invece, dalla esecuzione da parte del prof. Artioli delle necessarie analisi sia dei materiali  di partenza, che quelli ottenuti con l’ arrostimento, e poi prodotti nei vari smelting, senza le quali    mancherebbe    la comprensione di quanto realizzato e la conseguente possibilità di ricostruire i procedimenti antichi di fusione dei solfuri complessi allo scopo di produrre rame.

Sul nostro NOTIZIARIO n° 24 si è riferito della PRIMA CAMPAGNA, delle sue fasi preparatorie e dello svolgimento della stessa (vedi nel sito www.archeoagordo.it). Sulla presente pubblicazione, da pagina 7, vengono ora  riportate le prime risultanze delle analisi compiute dal prof. Artioli sui materiali allora prodotti e le constatazioni utili a proseguire negli esperimenti, cosa che poi è avvenuta questa estate.

     L’arrangiamento tecnologico, cioè focolari, crogioli, vaschette, ventilatori, è stato mantenuto identico. 

     Gli obbiettivi che ci si è proposti, questa volta miravano ad approfondire e articolare quattro fasi del procedimento realizzato lo scorso anno:

1. Preparazione del minerale in tre differenti granulometrie.

2. Arrostimento, in modi diversi, del minerale preparato (calcopirite)  .

3. Determinazione della quantità di fondente (quarzo) da aggiungere nelle fusioni sia di minerale che di metallina.

4. Nella lunga procedura che porta alla produzione di rame, registrazione di quale fosse lo stadio in cui si producono scorie grossolane e in quale altro, invece, si ottengono scorie sottili e piatte.

Descriviamo sommariamente i quattro approfondimenti:

1. Gli spezzoni di minerale, calcopirite messicana acquistata da un importatore, sono stati suddivisi in stock di 2 kg ognuno, ridotti a grana fine (diametro massimo: 2 mm), a grana media (misura massima: 1 cm) e a grana grossa misura massima: 2,5 cm) 

2. il problema dell’ arrostimento esiste e non è piccolo: da un alto, in Europa, solamente in pochi siti metallurgici antichi si sono ritrovati letti di terra scottata collegabili col processo di arrostimento; dall’altro, l’opera medievale di G. Agricola, De Re Metallica, riporta fondamentalmente due maniere di procedere, collegabili a differenti tenori di rame del minerale: il minerale più povero veniva arrostito per tempi molto lunghi (mesi) in cumuli ricoperti di terre, analogamente alle grandi roste utilizzate anche in Val Imperina fino alla fine dell’800; il minerale più ricco in rame, invece, veniva arrostito su cataste di legna, all’aria, per più e più volte, da sette a nove fuochi.

Lo scorso anno avevamo preparato il minerale con una procedura ‘efficiente’, atta a ridurre i tempi della fase: una volta ridotto a grana fine per rendere la trasformazione della calcopirite più rapida, abbiamo arrostito il prodotto in vaschetta /teglia di ceramica refrattaria (terracotta) posta su un focolare di carbone, all’ aria e per più  giornate, per un totale di  una trentina di ore circa.

 

                                      

                      

Non avendo però riscontri archeologici sull’ esistenza, in antico, di vaschette, si è fatto ricorso a modi più verosimili: da una parte i contenitori sono stati sostituiti con vasi ceramici (di terracotta refrattaria) a bocca larga da noi prodotti (vedi Fig.1); dall’altra, come metodologia alternativa, si sono costruite e utilizzate le roste su catasta di legna (vedi Fig.2); sono stati mantenuti gli stessi tempi di arrostimento dello scorso anno ma, per di più, usando minerale con diverse grane, fine, media e grossa: come prevedibile, è già possibile affermare che in entrambi i casi il materiale, che poi è stato trattato, è risultato più crudo dello scorso anno .   

La preparazione di questi stock ha comportato un lungo impegno durato tre mesi, che ha visto coinvolti principalmente i soci  Gabriele Fogliata e Manlio Monestier.

3. La fusione del minerale, processo che viene definito in inglese smelting, è stata eseguita sia con aggiunta di una quantità ‘stechiometrica’ di fondente (cioè tanto ferro da eliminare sotto forma di scoria, tanto quarzo) sia con una quantità di quarzo  in eccesso.

4. Tipi di scorie.

a.  le scorie grossolane si sono ottenute nella prima fusione del minerale utilizzando quarzo in eccesso; questo processo porta alla produzione di metallina che costituisce lo stadio intermedio prima dell’ottenimento del rame: questo si ricava infatti mediante una successiva fusione della metallina stessa; la metallina, o matte o coppermate, è un composto costituito soprattutto da solfuri semplici e da ossidi, sia di rame che di ferro; le scorie presentano uno spessore di vari centimetri e mostrano in modo evidente inclusi di grani di quarzo non reagito

b.  le scorie sottili, con pochi o nulli inclusi di quarzo, si sono invece ottenute dalla fusione della metallina, cioè dalla rifusione del materiale ottenuto dal primo smelting.

Le settimane sperimentali del 2010 e del 2011 sono state progettate ed eseguite, in ottima armonia, da ARCA e dal prof. Gilberto Artioli     con la sua equipe, quest’ultima composta dalla dott.ssa Ivana Angelini, dalla dott.ssa Anna Addis e, per la parte mineraria, dal prof. Paolo Nimis.                   

Come già sopra accennato, l’attività descritta prende senso e corpo anche per il fatto che sia i materiali preparati in primavera da ARCA sia quelli prodotti nei processi pirotecnologici a s.Lucano verranno poi sottoposti a complesse analisi ottiche, chimiche  e isotopiche per poter ricostruire i vari stadi del processo antico di produzione del rame.

 

In particolare le analisi e gli studi dei materiali e delle relative procedure costituiranno parte consistente della tesi di dottorato in via di stesura da parte della dott.ssa Addis. Seguiranno poi articoli su riviste internazionali di archeometallurgia.

Anche questa volta, la settimana di esperimenti ha trovato collocazione in territorio del Comune di Taibon sulla stessa area parrocchiale dell’estate scorsa, e cioè dietro la chiesa di san Lucano nella omonima valle e prossima al romitorio; di nuovo è stata messa a disposizione dal parroco, don Mario Zanon una stanza di questo edificio, per ospitare e utilizzare le strumentazioni della equipe scientifica. Per questo lo ringraziamo.                                              

Prima e durante la settimana metallurgica abbiamo avuto inoltre le utili presenze di soci e non soci nelle persone di: Manuel Conedera, Agostino Crignola, Federico Donnini, Gabriele Fogliata, Enzo Galeone, Ivano Groppa, Manlio Monestier, Mirella Munaro; visite gradite sono state quelle del sindaco Loretta Ben, del nostro presidente Gabriele Bernardi, di Graziano Ronchi, di Carlo Mondini, di Piergiorgio Cesco Frare, di Loris Santomaso, di Lucia Fossen e di Maurizio Salvadori; in modo particolare siamo riconoscenti ai giornalisti Gianni Santomaso del Corriere delle Alpi, Giorgio Fontanive dell’Amico del Popolo e Irene Pampanin ( Celestino Vallazza ) di TeleBellunoDolomiti per la ricca informazione data quest’ anno al pubblico sulla nostra iniziativa.                

 

Manlio Monestier  Gabriele Fogliata

 

 

 

 home                           notiziari