Il vetriolo di Feltre ?

Si è nel 1797 e i ‘Franzesi’ di Napoleone hanno preso possesso del territorio Bellunese, comprese le miniere di Agordo …

 

< La municipalità di Belluno, con deliberazione del 24 maggio, due giorni dopo la sua costituzione, si affrettava a prendere possesso delle miniere di Agordo, che essa ormai considerava proprietà della nazione bellunese. Ma il 6 giugno, trovandosi di passaggio a Meano, territorio di Feltre, circa 360.000 libbre di vetriolo, provenienti dalle miniere di Agordo, la municipalità di Feltre credette d'impadronirsene. Il comitato bellunese sopra le miniere scriveva ai Feltrini che, restituito il popolo nei suoi naturali diritti di Nazione, aveva eletto i suoi rappresentanti per sostenere la proprietà nazionale. Faceva osservare che l'industria di alcuni di questo Popolo aveva saputo scoprire nel passato le sotterranee ricchezze della natura, che allora appartenevano al Sovran dominante, ed ora invece, di conseguenza, appartengono al Popolo sovrano del Bellunese distretto, e per questo motivo i Rappresentanti il Popolo stesso, libero ormai per la caduta della veneta aristocrazìa, si era impossessato di tutti questi tesori di sotterra a comun beneficio, e riusciva strano al Comitato Provisorio sopra le miniere, che s'era costituito a Belluno, il sequestro operato dalla vicina amica Municipalità di Feltre del vetriolo delle miniere agordine, che era di puro passaggio a Meano, e soggetto ai crediti privati dei concessionari del passato governo.

    Confidando nella fiducia di godere li beni della libertà e dell'eguaglianza, il comitato di Belluno si rivolgeva alla municipalità di Feltre, « onde avvertirla della buona corrispondenza che intende formare e continuare nelle nuove sistemazioni di Governo, ben persuaso che saranno dalla di Lei penetrazione riconosciuti i sacri diritti di proprietà nazionale ».

    Ma non altrettanto disposta si dichiarava la municipalità di Feltre, che il 12 giugno rispondeva di aver operato il sequestro solo dopo essersi assicurata che il vetriolo ad altri non poteva appartenere che al vecchio governo veneziano, e concludeva: « Sembraci che questo minerale, non potendo più essere, per le cose accadute, del suo natural padrone, avesse egli a spettare al primo occupante; il che avendo fatto noi entro il territorio feltrino, e nel momento in cui poteva progredire per altri paesi, si avesse maggiormente il diritto della proprietà, che abbiamo acquistata ». Riconosceva i diritti dei lavoratori e dei concessionari, ma ci teneva a precisare « che la Municipalità di Feltre non può accedere al rilascio dell'accennato vetriolo, se pur questo non avesse a compromettere quella buona amicizia e corrispondenza, che ha sempre sussistito tra le due nazioni, e che da noi si desidera anzi vivamente di poter meglio consolidare nelle attuali nuove sistemazioni. Salute e fratellanza ». E così, in nome della libertà e della uguaglianza, la questione si prolungava tanto, che non poté essere risolta sotto la democrazia. >

a cura di g.f.

Da : ‘STORIA DELL’AGORDINO’ vol. VI, di don F. Tamis