SAGGI DI SCAVO NEL SITO PASTORALE

 

 DELLA BUSA DELLE VETTE FELTRINE

 

Luglio 2014

 

Progetto  ARCA

finanziato dal Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi

 

 Da anni la pratica escursionistica esercitata sulle nostre Dolomiti da parte di appassionati appartenenti ad associazioni bellunesi quali il Gruppo Archeologico Agordino e gli Amici del Museo di Belluno, abituati a guardare la montagna non solo nei suoi straordinari aspetti paesaggistici e naturalistici, ha permesso l’ accumulo di constatazioni riguardanti l’esistenza, a media e ad alta quota, di strutture quali casere, ma soprattutto recinti di pietre a secco più o meno complessi, un tempo utilizzati a fini di allevamento di bestiame grosso o minuto: in altre parole, proprio per le peculiari competenze dei soci di tali associazioni, la montagna si presta anche ad essere letta dal punto di vista della storia dell’Uomo, dei suoi modi di sopravvivenza  e di produzione, vissuti in periodi che sono tuttora da individuare.

Risale a pochi anni fa la conoscenza da parte nostra dell’esistenza di ricercatori impegnati in un progetto sulle Alpi Francesi, in particolare il prof. Kevin Walsh dell’ Università di York (GB) e la co-direttrice del progetto Florence Mocci, del Centre Camille Jullian di Aix-en-Provence (F).

Interessati alla pratica pastorale di montagna, hanno studiato con tecniche archeologiche alcuni di questi siti ricavandone informazioni per noi rivelatrici: da un lato la scoperta della lunga durata della frequentazione dei siti, e dall’altra del tempo di inizio di tali presenze sulle Alpi che risale ad alcuni  millenni fa, e cioè alla fine del Neolitico/Età del Rame. Ricerche analoghe sono in corso di esecuzione da parte dell’Università di Trento (dott. Francesco Carrer e il prof. Diego E. Angelucci, coordinatori  del progetto ALPES in Val di Sole (TN).

Responsabile della direzione scientifica dei saggi sarà  la prof.ssa Annaluisa Pedrotti del Laboratorio di Preistoria "B. Bagolini", Archeologia preistorica, medievale e Geografia storica, Dipartimento di Filosofia, Storia e Beni Culturali Università degli Studi di Trento; il Gruppo ARCA ha proposto al dott. Fabio Cavulli dello stesso Laboratorio di seguire l’ intervento di scavo, affiancato dal dott. Francesco Carrer dell'Università di York (GB).

Non possiamo non ricordare come recentemente (Luglio 2012), anche grazie alla sensibilità della Provincia di Belluno, dell’Ente Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi e del Parco Naturale delle Dolomiti d’ Ampezzo, ad opera di vari ricercatori sia stata pubblicata sul quarto numero della  rivista Frammenti della Provincia di Belluno, una serie di quattro interventi sul tema pastorale, che vanno dalle origini della pastorizia (Carlo Mondini-Amici del Museo di Belluno), all’esposizione del nuovo approccio conoscitivo all’etno-archeologia (Mara Migliavacca-UNIPD), alla panoramica delle ricerche effettuate sull’arco alpino (Francesco Carrer-UNITN) e infine la presentazione di un censimento che spazia nell’intera Provincia di Belluno, col quale viene registrata l’esistenza di quasi un centinaio di siti pastorali (Piergiorgio Cesco Frare e Gabriele Fogliata del Gruppo Archeologico Agordino).                                

   Quest’ultima ricerca, frutto della fusione tra passione per la montagna e quella per la ricerca del passato, ha portato alla stesura del presente progetto che, come sopra accennato, si colloca tra etnografia e archeologia, e pensiamo possa essere colto come un contributo complementare alle azioni di salvaguardia e di valorizzazione delle tracce dell’Uomo nella montagna bellunese.  

FINALITÀ DEL PROGETTO:

 Ricostruzione diacronica  del paesaggio antropico mediante:

           1.Completamento del censimento all’interno del Territorio del Parco. Il Gruppo Arca si impegna ad effettuare i sopralluoghi necessari alla descrizione ( coordinate, quota, tipologia), alla misurazione dimensionale e alla valutazione di antichità di eventuali altre strutture pastorali presenti sul territorio del Parco, oltre a quelle già censite. La conclusione del lavoro sarà relazionata all’Ente Parco e al Comune di Sovramonte

2. Un rilievo topografico delle strutture eseguito anche con sorvolo di un drone, e valutazione delle stratigrafie murarie

3.  Esecuzione di alcuni saggi, da realizzare sia all’interno che all’esterno delle strutture pastorali già individuate nella conca delle Vette Grandi, in Comune di Sovramonte, a quota 1860 m slm, circa,  eseguiti  con  metodologie” archeologiche, aventi lo scopo di datare il sito stesso in base all’analisi di eventuali frustoli carboniosi e/o al ritrovamento di reperti (frammenti ceramici o metallici o altro).

OBBIETTIVI:

 Gli obbiettivi del progetto di indagini archeologiche nella località Vette Grandi consistono:

-  nel valutare la funzione e l’evoluzione di un antico insediamento pastorale

-  nell’acquisire aspetti conoscitivi riguardanti l’attività pastorale legata ad un excursus temporale da definire in base ai risultati

-  nel contribuire alla valorizzazione di una zona del PNDB e del Comune di Sovramonte.       

 Per chiarire meglio l’azione da attuare per le indagini sul campo, diamo una sommaria descrizione di un saggio archeologico.

Con questo termine si intende un’azione che prende le mosse dalla scelta di una superficie di terreno dell’area di un metro quadrato che viene delimitato con picchetti posti nei suoi quattro angoli; l’individuazione e la scelta di questi quadrati avviene sulla base di varie considerazioni a partire dalla presenza di strutture collassate adiacenti al recinto, evidenze materiali già ritrovate, dalla morfologia del terreno o da altro; ogni saggio effettuato verrà poi mappato topograficamente assieme agli altri e disegnato entro una pianta riportante una quadrettatura complessiva del terreno sottoposto ad indagine, corredato dalle quote relative e dalle coordinate assolute: alcuni di questi quadrati della mappa rappresenteranno i nostri saggi. 

  

 

Continuiamo nella descrizione di un saggio: una volta scelto un quadrato si procede alla decorticazione della superficie erbosa e del suo apparato radicale più o meno spesso, riponendo a lato le zolle per una risistemazione delle stesse a saggio concluso; si opera, per approfondire lo scavo, a mano, con l’utilizzo di cazzuole e, se necessario, cesoie per il taglio delle radici, procedendo in maniera stratigrafica su tutta l’estensione del quadrato e ammucchiando il terreno asportato accanto al quadrato; nel caso si trovino reperti significativi, cioè per noi carboni, frammenti di ceramica, e manufatti di selce e/o metallo l’azione viene fermata: il quadrato viene sempre documentato fotograficamente, viene marcata su cartellino l’unità stratigrafica a cui appartengono gli eventuali reperti, i reperti vengono asportati e insacchettati con le indicazioni del quadrato di provenienza, dell’unità stratigrafica, della data; alla fine, il saggio di scavo viene poi ricoperto da un foglio di geotessuto (TNT, per segnalare il livello raggiunto, in caso di un ulteriore approfondimento) e riempito di nuovo col terreno asportato in prima battuta, ricoperto poi dalle zolle vegetate asportate per prime: questo per riportare il più possibile il suolo allo stato precedente il saggio.       

 CRITERI  DI  SCELTA  DEL  SITO:

 La struttura pastorale delle Vette Grandi:

-  si presenta come un manufatto complesso, cioè è costituita da più recinti contigui   

-  mostra un aspetto vetusto (cioè il recinto si trova una situazione di degrado e di parziale interramento),

-  accanto al recinto si trova una struttura di accoglienza dei pastori (che, se anche in stato di collasso, si presta al recupero di eventuali reperti di vita pastorale),

-  presenta  una discreta accessibilità (per una logistica sostenibile del piccolo cantiere).      

Le aree da indagare insistono su terreni di proprietà del Demanio dello Stato, nel territorio del Comune di Sovramonte e sono poste sotto la gestione del PNDB.

La manodopera, per la logistica, per l’ allestimento e per lo smontaggio del cantiere, nonché per la collaborazione alle attività di indagine e di scavo, sarà costituita da volontari dell’ associazione ARCA e di altre associazioni collaboranti. Tutti i volontari saranno regolarmente assicurati.       

Il progetto vede come maggiore finanziatore l’Ente PNDB sul cui territorio è collocato il sito.

Una prima parte del lavoro è già stata attuata poiché il sorvolo della zona da indagare mediante drone (piccolo velivolo telecomandato munito di rilevatore di posizione e di macchina fotografica) è stato effettuato nel novembre 2013, permettendo così agli archeologi di individuare le zone più promettenti per la campagna del prossimo luglio.  

                 Il Gruppo ARCA