Trattamento dei minerali piritici

nello stabilimento di Agordo, nelle Alpi venete.

L. E. RIVOT

Ingegnere minerario, Professore all'Ecole des Mines

L’articolo proposto, è stato curato da Enzo Galeone, ingegnere chimico, e tratto dalle pubblicazioni "Principes Généreaux du traitement des Minerai Métalliques" del 1855 e 1859 – Parigi.

                In esso  viene descritto lo stabilimento minerario di  Valle Imperina  nelle sue principali articolazioni e cioè le strutture dedicate all’arrostimento del minerale e della metallina, quelle dedicate alla produzione di rame per ‘via umida’ (officine di cementazione e lisciviazione), quelle dedicate alla produzione per ‘via secca’ (i forni per la prima e la seconda fusione, per la fusione della metallina, per l’affinazione e la raffinazione del metallo e i mezzi per la fornitura del volume d’aria necessario), nonché i prodotti secondari ricavati, fonte di reddito non trascurabile per lo stabilimento. Ci è sembrato particolarmente interessante  riportare questo documento che descrive in modo sintetico, ma completo, i processi industriali di Valle Imperina del XIX secolo in relazione anche agli articoli già comparsi sul nostro Notiziario ARCA N° 14, articoli  che riportavano le descrizioni relative al 1600  e al 1875 dei processi di produzione del rame, sempre in Valle Imperina .

Un ringraziamento particolare  va quindi al socio E. Galeone per la preziosa traduzione tecnica dell’articolo.  

Disposizione e struttura dello stabilimento.

            Lo stabilimento è situato nelle vallate Imperina e Cordevole, a breve distanza dal paese di Agordo.

            Le officine di arrostimento dei minerali sono posizionate nella valle Imperina, sotto dei capannoni in tavolato. Esse sono suddivise in due gruppi, per via dei due differenti metodi utilizzati nello stabilimento.

            La frantumazione dei pezzi del minerale arrostiti si fa all'aperto, in prossimità dei cumuli.

            Le officine di lisciviazione e di cementazione occupano uno spazio considerevole; le vasche di lisciviazione, poste lo stesso all'aperto, in numero di 32, sono divise in otto serie differenti. Due grandi bacini servono come riserva per le acque provenienti dalla lisciviazione.

            La cementazione si effettua in costruzioni chiuse sotto le quali si trovano:

- un grande forno a riverbero, la cui suola serve da vasca di precipitazione;

- sette grandi camere di piombo, disposte pressapoco come quelle che sono impiegate per la fabbricazione dell'acido solforico;

- alcuni cristallizzatori per le acque cariche di solfato di ferro.

            Due officine speciali, poste nella vallata del Cordevole, servono a tutte le operazioni per via secca.

            La più antica contiene quattro mezzi altiforni e due piccoli focolari; il vento viene prodotto da macchine soffianti; le capanne di arrostimento per le metalline sono posizionate sotto un capannone.

            L'officina nuova contiene tre altiforni; due focolari di affinazione, una soffieria a cilindri, un mulino a martelli per il rivestimento del refrattario; il motore è una ruota idraulica della forza di venticinque cavalli. Capanne di arrostimento per le metalline sono annesse alla nuova officina.

                                                                      

 

 Altoforno di Agordo  per la produzione di metallina  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Forno di cementazione  di Agordo  

 

La nuova costruzione era stata effettuata con lo scopo di sostituire i forni antichi con dei veri e propri altoforni, sia per la fusione delle metalline arrostite che per la fusione dei minerali. In seguito ad alcune esperienze, si è ritornati ai [vecchi] mezzi altoforni per la seconda fusione; gli altoforni [nuovi] servono esclusivamente per la fusione a metallina.

            Erano stati installati apparecchi ad aria calda nella nuova officina, e cercato di utilizzare il calore di recupero; ma non si è tardato a rinunciare a ciò: tutti i forni funzionano attualmente ad aria fredda.

            L’abitazione del direttore, dei tecnici e degli impiegati, gli uffici, il laboratorio e i magazzini sono in prossimità delle officine della via secca.

            I depositi del legname fluitati e la fabbricazione del carbone sono posti sulle rive del fiume, a poca distanza dallo stabilimento.

            L’insieme di tutte queste officine rappresenta uno sviluppo di più di 500 metri, nella valle Imperina e in quella del Cordevole, fino in prossimità del paese di Agordo.

            All’uscita della miniera i minerali vengono suddivisi in tre classi, i cui tenori in rame sono i seguenti:

            piriti ricche ……………... 6,053 per 100                        

          minerali ordinari ……….. 2,462 per 100            

          minerali poveri …………. 0,633 per 100.

             Metodo di trattamento.

            I minerali ordinari e poveri sono dapprima sottoposti ad un lento arrostimento in cumulo: la temperatura si innalza molto a causa dell'elevata concentrazione di pirite di ferro; al centro di ogni pezzo si viene a formare un nocciolo fuso, nel quale una parte del rame si è concentrata. Il minutame, e tutta la parte esterna dei pezzi sui quali l'aria ha potuto agire come ossidante, contengono solfati di rame e di ferro e una concentrazione molto grande di perossido di ferro. I nuclei costituiscono una specie di metallina contenente dal 4 al 5 per cento di rame.

            Dopo l'arrostimento i minerali sono trasferiti alla cernita e alla frantumazione con il martello. Tutto il minutame, tutte le parti ossidate sono messe da parte per essere trattate per via umida; i nuclei sono riservati al trattamento per via secca, al quale vengono passate direttamente le piriti ricche.

Il trattamento per via umida comprende le seguenti operazioni:

            1°- Una prima lisciviazione, che fornisce acque cariche di solfato di ferro e di rame, e dei residui che contengono ancora rame allo stato di ossido, di solfuro o di sottosolfato insolubili; essi sono inoltre impregnati di acque contenenti solfati in soluzione.

            2°- Un secondo arrostimento dei residui impregnati utilizzati come copertura dei grandi cumuli di arrostimento dei minerali.

            3°- Una nuova lisciviazione dei residui sottoposti ad arrostimento, con produzione: di acque meno cariche di solfati, che sono mescolate alle prime per le operazioni successive, e dei residui molto poveri in rame; i residui della seconda lisciviazione vengono passati attraverso dei setacci e divisi in due parti: il minutame è considerato troppo povero per essere utilizzato ed è scaricato; le graniglie contengono ancora una concentrazione notevole di rame e servono per fare la base dei cumuli di arrostimento dei minerali. I residui ritornano in seguito alla lisciviazione e forniscono ancora acque cariche di solfati. I residui di questo secondo lavaggio sono considerati poveri e vengono scaricati.                  

       La cementazione è effettuata a caldo nelle acque di lisciviazione; il rame viene precipitato tramite ghisa in pezzi molto grossi, con l'ottenimento di due prodotti: le acque cariche di solfato di ferro e il rame precipitato, chiamato con il nome di cemento. Si concentrano le acque e si fa cristallizzare il solfato di ferro, senza cercare di ottenere la totalità del sale disciolto. Si producono dei cristalli in quantità più o meno grande, in conseguenza della possibilità di vendere con facilità o difficoltà il vetriolo verde.

            Il cemento molto impuro, contenente sempre una forte concentrazione di ossido di ferro, viene riunito ai minerali ricchi e ai nuclei dell'arrostimento per il trattamento nel forno a manica.

             Le operazioni per via secca.

            Si comincia con una fusione in un forno molto alto, formando i letti di fusione con: i minerali ricchi e i nuclei come materie sulfuree, il cemento come materia ossidata; si aggiunge una percentuale molto grande di scorie ricche delle operazioni successive, i frammenti dei forni e tutti i residui cupriferi impuri dello stabilimento.

            La fusione fornisce due prodotti: la metallina e la scoria. La metallina contiene circa il 25 % di rame; la scoria è molto povera e può essere scartata quasi completamente.

            La metallina viene arrostita in capanne, a numerosi fuochi; si cerca di ottenere un'ossidazione quasi completa, al fine di espellere la maggior parte dell'arsenico e di poter ottenere nella fusione successiva del rame nero sufficientemente puro per passare direttamente all'affinazione.

         La metallina arrostita viene fusa a rame nero in un forno a manica molto alto, ma disposto in modo tale da non sottoporre i materiali del letto di fusione che ad una moderata azione riducente nella parte superiore. Si aggiungono ai minerali arrostiti soltanto scorie della prima fusione e una piccola quantità di arenarie rosse, come fondente silicico dell'ossido di ferro. I prodotti sono: rame nero, metallina, scorie.                                                                  

 

Forno stiriano per l’arrostimento del minerale, in uso per breve tempo ad Agordo

Il rame nero contiene poco arsenico, ma ancora molto ferro e zolfo; contiene dal 92 al 95 % di rame puro.

            La metallina è contemporaneamente molto pura e molto ricca; la si deve arrostire in capanne a tre fuochi e rimandarla alla fusione per rame nero.

            La scoria è costituita principalmente di silicato di protossido di ferro; contiene pochissimo ossidulo di rame e il suo tenore dipende da graniglie di metallina e di rame nero che tiene in sospensione. Essa dev'essere trattata nella fusione per metallina.

            Il rame nero è sottoposto ad affinazione e qualche volta ad una raffinazione in un piccolo focolare; le due operazioni sono separate, e l'ultima fornisce come prodotto definitivo rame in lingotti di qualità molto buona. Tutte e due forniscono residui e scorie molto ricche: quelle dell'affinazione sono passate alla fusione per metallina, quelle della raffinazione possono essere aggiunte ai letti di fusione della fusione per rame nero.  Nello stabilimento di Agordo si producono quasi sempre rosette che possono essere vendute facilmente; la raffinazione avviene raramente.  

            Prodotti secondari.    

          L'arrostimento in grandi cumuli di minerale contenente una concentrazione molto alta di piriti di ferro fa perdere la quasi totalità dello zolfo in eccesso; si cerca di raccoglierne una parte posizionando alla base superiore dei cumuli delle specie di catini. Si è anche modificata, in questi ultimi anni, la disposizione dell'arrostimento, rinchiudendo il minerale tra quattro murature, allo scopo di aumentare la concentrazione di zolfo raccolta durante tale operazione.

            Lo zolfo è molto impuro e dev'essere raffinato prima di essere fuso in cannoni e venduto. I costi di purificazione sono poco elevati; lo zolfo così ottenuto e il solfato di ferro in cristalli, prodotto in seguito alla cementazione, costituiscono due prodotti secondari la cui vendita aumenta in modo notevole i profitti dello stabilimento.

NOTE:  

1   Da "Principes Généreaux du traitement des Minerai Métalliques" Parigi 1859 pagg 339-340

2   Dal "Principes Généreaux du traitement des Minerai Métalliques" Parigi 1859 pag. 333

3   I numeri che citerò nel corso di questa descrizione si riferiscono all’anno 1855.- Vedere la pubblicazione effettuata negli Annales des mines, da M. Haton, nel 1855.

4   Dal "Principes Généreaux du traitement des Minerai Métalliques" Parigi 1859 pagg. 335 - 339

5   Fe2O3 – Fe3O4  NdT

6   FeSO4         NdT

7   Solfato di ferro.    NdT

8   FeO              NdT

9   Cu2O                        NdT

10 Forni stiriani         NdT  

 Enzo Galeone

 

 

 

 

 

 

 Mezzo altoforno’ di Valle Imperina

 

 

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