NOVEMBRE    200514   -notizie-

TERZA CAMPAGNA DI SCAVO

AL RIPARO COLAZ

                     

La Regione del Veneto ha contribuito alla campagna di scavo dell’anno 2004 al Riparo Colaz,assieme al Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi e al BIM-Consorzio

E tre! Fatto del tutto impensabile quando abbiamo realizzato la prima settimana di scavo archeologico nel 2003 (Notiziario ARCA n°10), e poi per due settimane la seconda indagine nel luglio 2004 (Notiziario ARCA n°12), dal 4 luglio al 15 luglio 2005 è stata portata a termine la terza campagna archeologica al Riparo Colaz in Val del Mus, valletta parallela alla Val Pegolera, in Comune di Sedico. Gli sponsor, che qui decisamente ringraziamo e che hanno sostenuto quest’anno l’iniziativa, sono stati di nuovo il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi e il BIM Consorzio.

Diretto, come i precedenti, dalla dott.ssa Elodia Bianchin Citton della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Veneto e gestito sul campo dall’archeologo Italo Bettinardi, questo intervento ha posto in luce nel sottoroccia la inconsueta, si può dire ‘enorme’ quantità di ceramica antica. Questa constatazione sulla mole dei ritrovamenti non è da registrare come dato assoluto, ma è relativo alla collocazione del Riparo e alla mancanza quasi totale di altri reperti, quest’ultimo fatto risultando come dato anomalo; per ora una spiegazione definitiva non è ancora delineabile in modo soddisfacente; certamente esistono depositi o discariche nei pressi di villaggi neolitici o dell’età Bronzo paragonabili a quella del Colaz, ma non posti in un riparo, in quota, in zona impervia, in assenza di villaggio, etc.. Dall’analisi tipologica dei cordoni, dei decori e delle forme ricostruibili dei ‘cocci’, le ultime indicazioni date dalla dott.ssa Bianchin permettono di collocare la magari saltuaria frequentazione del Riparo in una gamma temporale più ampia rispetto a quanto indicato lo scorso anno e cioè dal Bronzo Recente (XIII-XII secolo a.C.) fino a toccare la seconda età del Ferro (VII-VI secolo a.C.).

Per riassumere, i materiali recuperati nelle tre annate consistono in (si va a chili!) circa 200 kg di ceramica, una dozzina di pietre piatte di arenaria (rintracciabili anche nel greto del sottostante Cordevole, ma non certo a 800 metri di quota) e che presentano quasi tutte una faccia notevolmente piatta (ciò richiederà un controllo eseguito da esperti sulle eventuali qualità e quantità di tracce residue) e, per finire, la punta di freccia in selce ritrovata nel 2003, rimasta l’unico strumento litico individuato (anche se costituisce il reperto più antico). La presenza del grande spessore, più che di terra carboniosa, praticamente di polvere di carbone di legna(e anche concentrazioni di carbone) nella quale erano immersi i cocci ha trovato una sua spiegazione con l’analisi del Carbonio14 fatta eseguire lo scorso anno e che ha fornito una datazione recentissima, riferibile cioè alla metà del secolo XIX: l’attività dei carbonai di due secoli fa, correlabile con la presenza di una carbonaia posta a una cinquantina di metri più in basso del riparo, ha probabilmente stravolto la stratigrafia originaria del sito, rendendo più difficile la sua comprensione; per scrupolo quest’anno sono stati raccolti altri campioni di carbone negli strati inferiori per controllare con analoga analisi la loro datazione.

La pochezza dei frammenti ossei ritrovati non permette nemmeno l’eventuale loro analisi. È invece confermata l’assenza di ‘inquinanti’, cioè reperti riferibili ai secoli successivi all’età del Ferro, se si escludono le tracce, veramente minime, di ceramica invetriata e vetro riportabili al Medioevo, e la già accennata e recente attività dei carbonai.

Quest’anno lo scavo è consistito:

a) nello scavare il livello orizzontale superiore della conoide sottoroccia fino a giungere, nella metà di sinistra del riparo, allo strato di brecciame staccatosi dall’aggetto (non è detto che sia lo strato sterile), mentre nella parte destra è ancora presente terra carboniosa (e cocci); dal livello indagato è stata raccolta quasi tutta la mole di ceramica già descritta;

b) nell’approfondire ed ampliare la trincea realizzata lo scorso anno sul declivio sinistro della conoide sottostante l’aggetto del riparo, si sono così evidenziate tracce di una struttura (scala di salita al sottoroccia?, muro a secco?) probabilmente riferibile alla frequentazione dell’età del Ferro; la sezione ovest di tale trincea, che mostra in modo chiaro la stratigrafia dell’accumulo di materiale lungo il pendio della conoide, è stata rilevata e disegnata da parte dell’ archeologa Cristina Cortiana ;

c) nell’aprire un’altra trincea perpendicolare alla prima e posta lungo la base della conoide; sulla sinistra della stessa, in corrispondenza dell’altra trincea sopraddetta, è emersa debole traccia di un impiantito forse costituente la selciatura del percorso come la si trova in tante strade da malga del Bellunese; una tale presenza può suggerire l’esistenza di una via sufficientemente frequentata passante proprio dal sito e ciò potrebbe fornire indizi per spiegare la funzione assolta dal Riparo lungo tale percorso: luogo attrezzato alla sosta lungo una pista preistorico-protostorica? (il rivolo posto nei pressi assicura disponibilità costante d’acqua), oppure luogo di incontro stagionale per scambio di mercanzie tra due comunità? (anche se per ora mancano reperti dell’età del Bronzo a nord del Riparo, verso l’Agordino).

Le tracce materiali rinvenute e le prospettive da esse suggerite non chiudono la ricerca al Riparo Colaz, anzi implicano la loro logica continuazione in un’ulteriore campagna di scavo da svolgersi nel 2006; visti i tempi che corrono, comprendiamo le difficoltà degli Sponsor chiedendo loro ulteriori finanziamenti, ma la possibilità di scoprire aspetti sconosciuti di vita dell’età del Bronzo sui monti bellunesi è un fatto del tutto imprevisto e possiede un’importante valenza archeologica: è un’occasione da cogliere da parte di tutti; in questi tre anni la convergenza della politica culturale degli Sponsor con il supporto fattivo dato dai soci e sostenitori del Gruppo ARCA, con la competenza della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Veneto, con la comprensione degli altri Enti coinvolti (Comune di Sedico, ex-azienda Foreste riguardo ai permessi di accesso al sito) e con la pubblicizzazione attuata da giornalisti ha costituito un efficace concentrazione di sforzi differenti capaci di permettere il raggiungimento di obbiettivi archeologici significativi per l’intero Bellunese: qui proponiamo a tutti la continuazione dell’impresa.

Ricordiamo che l’impegno dei soci e sostenitori ARCA è stato prestato per preparare e smontare il cantiere e per le operazioni di scavo: menzioniamo al riguardo l’instancabile Monestier Manlio, Fogliata Gabriele, Galeone Enzo, Salmazo Maria Rosa, Chiarini Mauro, Munaro Mirella, Olivotto Maurizio, Olivotto Daniele, Fracasso Gianfranco, Fogliata Erica, Bien Elda e, lodevolmente attivi, i due giovani soci Conedera Manuel e De Salvador Michel; hanno visitato lo scavo: soci degli ‘Amici del Museo di Belluno’ (Mondini Carlo, Tormen Vito e Tormen Fausto, Cesco Frare Piergiorgio); De Vecchi Gianni, animatore dello scavo di Noal di Sedico, che ha constatato con stupore l’importanza della scoperta archeologica del Gruppo ARCA e ha riferito della promessa di una futura visita da parte del Sindaco di Sedico, nonché attuale presidente dell’ente-sponsor Bim-Consorzio, Piccoli Giovanni; il Presidente di ARCA, Bernardi, ha accompagnato De Nardin Tito e De Pra; il giornalista Fontanive Giorgio ha rivisitato il Riparo registrando i progressi rispetto allo scorso anno. La direttrice scientifica dell’indagine Elodia Bianchin Citton ha presenziato sia all’inizio dello scavo che alla sua chiusura; la stessa dott.ssa Bianchin, questo autunno, terrà in Agordo una conferenza, riguardante i tre anni di ricerche svolte al Riparo Colaz: fare il punto della situazione è doveroso, necessario e soprattutto propositivo per concludere il prossimo anno con coerenza scientifica il lavoro iniziato.

Il Gruppo ARCA

 

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     Momenti di riflessione sullo scavo: accanto all’archeologo  

                                                                                                                                                                                      La sezione ovest dello scavo

                                                                 Bettinardi gli ‘ospiti’ Mondini e Cesco Frare

 

 

                                                                                                                                   

                                                                                                                                                                          Ricostruzione grafica di un vaso del Riparo Colaz

Nella foto,  il ‘rettangolo’ in basso costituisce la copertura del cantiere del Riparo Colaz.

Risalta in modo evidente la posizione impervia del Riparo. Sullo sfondo compaiono i monti della sinistra Cordevole.