LE MINIERE SCOMPARSE

- seconda parte -

    Se il sito di Bramezza mi ha incuriosito per l’importanza architettonica quale probabile indice di ricchezza derivata dalla lavorazione mineraria (vedi notiziario precedente, numero 4/2000), vi è nell’Agordino un’altra zona che ha destato in me notevole interesse per la possibile connessione tra la viabilità antica e le numerose miniere presenti. Il territorio è costituito dal trapezio racchiuso tra i torrenti Cordevole, Tegnas, Liera e Biois.

    La zona in questione ha avuto nei secoli ed ha tuttora un’intensa rete di tracciati, situati sia in quota che non, utilizzata non solo per l’accesso ai pascoli, ma anche come via di collegamento tra una vallata e l’altra. Osservando la carta riportata nella pagina successiva, ci accorgiamo quanto potesse essere agevole nel periodo estivo il passaggio tra le valli di Gares, di s. Lucano, il Primiero, e le altre. Con molta probabilità questa situazione ha fatto sì che i cacciatori, spostandosi in queste zone già cinquemila anni fa, scoprissero le tracce delle mineralizzazioni tuttora visibili, divenendo così anche i primi prospettori minerari. Ciò è parzialmente avvalorato dalla notevole presenza sia di miniere antiche e meno antiche sia di ricerche minerarie più recenti .

    A mio parere, questa intensa attività mineraria, documentata nel 1400 dalla Repubblica di Venezia, doveva essere presente in forma minore anche in epoche precedenti; viene spontaneo pensare che questa sia stata una delle prime aree dell’Agordino interessate alla ricerca mineraria antica proprio per la sua ricca e comoda viabilità.

    Consultando una moderna carta dei sentieri, possiamo notare che essi si snodano per lunghi tratti alla stessa quota seguendo la morfologia naturale della zona; è presente inoltre un'altra rete di collegamenti che, nonostante il notevole dislivello da superare, determina un facile e relativamente veloce passaggio tra una valle e l'altra.

    Se sulla carta collochiamo le miniere più vecchie e le ricerche minerarie recenti notiamo una loro notevole concentrazione in corrispondenza dei bivi, soprattutto sull'asse s. Lucano - Gares, che costituisce la probabile porta antica per il Primiero.

    La concentrazione di miniere e il loro posizionamento sono collegabili alla viabilità poichè maggiore è la frequentazione di un territorio, più alta è la possibilità che vengano notati segni di mineralizzazione; ricordiamo che dall'età del rame fino alle soglie del 1900, e cioè quando si sviluppano i più moderni sistemi, la ricerca mineraria si basava solo sul reperimento di tracce di superficie.

    Queste considerazioni fanno supporre che i primi insediamenti umani nell’Agordino siano stati favoriti dalla presenza di ricchezza mineraria: è a questi periodi antichi che si possono quindi far risalire alcune miniere. Per periodi più recenti, si sa che alcune di esse sono precedenti alla dominazione Veneziana: infatti nelle prime concessioni (investiture) date dal Consiglio dei X non si parla solo di ricerca o di inizio di coltivazione ma di ripresa di sfruttamento di miniera già esistente; alcune di queste si trovano proprio nella zona descritta.

    Due furono i principali metalli estratti nel territorio oggetto di questo studio: il ferro e il rame ( in minor quantità vennero invece ricavati argento e piombo).

    Relativamente al ferro, sono documentate le seguenti miniere:

  •  la miniera di Col di Pra, con investitura del 1743 assegnata ad Antonio Crotta, è sicuramente antecedente a tale data, considerando anche il fatto che i forni di Taibon risalgono al 1394 (rimasero in funzione fino al 1509)

  •  la miniera di Xaiz, forniva il ferro ai forni di Canale, che sono anch’essi datati 1394 ( rimasero in funzione sino al 1592)

  • la miniera di Ambrosogn con molta probabilità forniva il minerale ai forni di Cencenighe (inizio attività 1394, chiusura 1634) che sono antecedenti al periodo in cui viene datata la miniera: essa dava siderite, anche se non in quantità notevole, intorno al 1600.

    Per quanto riguarda il rame la più documentata è la miniera del Sas Negro in Val Bona a Gares di Canale, sfruttata nel 1700 dai Remondini ed dal Crotta.

 

IMBOCCO DELLA MINIERA BASSA DI VALBONA

 

    Tra tutte queste solamente due sono ancora 

 rintracciabili: la miniera di malga Bona e quella di

 Cesurette; sono scomparse invece le altre ed in alcuni

 casi si notano solo tracce di minerale, come la 

limonitizzazione di una vasta zona in Val delle Fusine.

    Un altro particolare interessante e che fa notare l'importanza mineraria della zona è la presenza lungo il perimetro del ‘trapezio’ di ben quattro forni per la fusione del ferro su un totale di dieci esistenti in tutto l'Agordino. Ciò è un fatto curioso in quanto la miniera più importante per la produzione del ferro era quella del Fursil di Colle S. Lucia che doveva rifornire, per logica, i forni più vicini e cioè quelli di Caprile, Alleghe, Avoscan, Selva e Andraz; se questa miniera è stata la più importante dal 900 in poi, come mai i forni di fusione del ferro non erano concentrati tutti attorno a questo sito ma si trovavano nella zona da noi presa in considerazione ?.

        La zona presa in considerazione, troppo poco studiata archeologicamente come del resto quasi tutto l’Agordino, meriterebbe sicuramente più attenzione; la ricerca potrebbe dare dei buoni risultati e soprattutto risolvere qualche interrogativo relativo all’epoca nella quale si sono stanziati i primi abitatori.

Dino Preloran

home               notiziari