RICOSTRUZIONE 
DI UN FORNETTO PER L’ARROSTIMENTO 
E 
LA FUSIONE DEL RAME
Uno degli obiettivi che il Gruppo Archeologico Agordino ARCA intende sviluppare, è la ricostruzione sia storica che pratica del metodo di estrazione del rame da solfuri (PIRITE cuprifera, CALCOPIRITE, BORNITE).
Questa iniziativa è 
nata dalla necessità di capire, se nell’Agordino lo sfruttamento delle risorse 
minerarie sia iniziato già in epoca romana, come vaghe testimonianze affermano, 
o antecedentemente ad essa.
Il 
rame è uno dei pochi elementi metallici che si trova anche allo stato nativo; 
proprio per questo è stato scoperto e utilizzato dall’uomo come prima attività 
metallurgica: in Medio Oriente infatti sono stati ritrovati utensili risalenti 
al quarto millennio a. C. composti da rame puro semplicemente battuto. Nell’età 
del bronzo si iniziò a estrarre il rame dagli ossidi che, in certe regioni, sono 
più facili da reperire. Il passo successivo fu l’estrazione del rame dai 
solfuri, comunissimi nelle nostre zone; tale attività è probabile abbia 
condizionato sia la cultura che l’economia locale.
  
Recentemente sono venuti alla luce 
numerosi reperti in rame e bronzo presso castellieri situati allo sbocco della 
valle del Cordevole. La quantità e la forma di questi reperti fanno pensare che 
i metalli di cui sono costituiti non siano di importazione, bensì di estrazione 
locale. È facile quindi pensare che i numerosi giacimenti della nostra zona, dal 
più vasto di Valle Imperina ai minori come quelli di Gares, possano essere stati 
sfruttati già in epoche preistoriche.
  
Proprio 
questa ipotesi è stata per noi un ulteriore stimolo ad approfondire l’argomento 
dell’estrazione e della fusione del rame.

Il progetto, di riprodurre un forno in foggia antica e
di effettuare con esso una fusione utilizzando solfuri
locali ha destato l’interesse del Soprintendente
regionale dott. Malnati e della dott.ssa Bianchin, i
quali hanno espresso parere favorevole per il nostro
 lavoro.
  
Quello che ci proponiamo di fare è senza dubbio tutt’altro che facile, ma proprio questa sfida ci ha
portato ad approfondire le nostre conoscenze sulla
realtà storica locale,  iniziando 
così un lavoro che in zona  non è 
mai stato fatto, vale a dire lo studio del legame storico esistente tra la 
popolazione e le risorse minerarie locali.
  
Il 
progetto sperimentale si articola in due parti.
  
La 
prima è lo studio e la documentazione dei parametri di fusione dei solfuri 
locali; ovvero l’individuazione del rapporto tra carbone di legna e minerale, la 
misura della temperatura necessaria, del tempo di arrostimento e di fusione e le 
analisi chimiche successive. Questa fase del lavoro viene fatta in 
collaborazione con l’Istituto Minerario Chimico ‘U. Follador’ di Agordo, che 
gentilmente presta la propria collaborazione in esperienza e attrezzature. 
  
La 
seconda parte, senz’altro la più spettacolare, consiste nella costruzione di un 
fornetto e nel suo utilizzo per una fusione del minerale. Il tipo di forno che 
intendiamo costruire ci porta molto indietro nel tempo: all’origine della 
pratica fusoria. 
  
Procederemo 
così: scaveremo una buca nel terreno a forma di conca del diametro di circa 70 
cm e profonda 40 cm; questa sarà poi rivestita da uno strato di argilla spesso 
10 cm; al suo interno metteremo il carbone di legna e il minerale da 
fondere.
  
Ha senso ipotizzare che in origine il procedimento doveva svolgersi in 
modo molto semplice e che le due fasi necessarie, arrostimento e fusione, poi 
praticate distintamente, dovevano essere eseguite senza spostare il materiale 
dal forno: ciò è proprio quello che intendiamo fare.  
  
In questo momento non sappiamo se e quando porteremo a termine ciò, ma la 
strada intrapresa ci fa vedere la storia locale sotto una nuova luce: una storia 
che forse diventerà Protostoria (o Preistoria?)
(D.Preloran)